Friluftsliv come stile di vita e di educazione all'aria aperta. Parte 2

In questa seconda parte, approfondiremo alcuni aspetti educativi relativi al friluftsliv, con l'intento di delinearne i confini e farne risaltare le differenze specifiche. In prima battuta, c'è da dire che il friluftsliv comporta un apprendimento che riguarda anche gli aspetti sociali ed emotivo-affettivi. Un'altra cosa che emerge è che durante le diverse attività c'è sempre un lato pratico e informale che riguarda l’apprendimento. Ad esempio si impara a vestirsi in maniera adeguata alle condizioni meteorologiche, ad orientarsi in aperta campagna, si fa esperienza di apprendimento diretto di competenze di base sul mondo vegetale e sul suo possibile utilizzo (come raccogliere erbe spontanee e cucinarle o farne tisane). E fin dal principio è stato riconosciuto al friluftsliv un ruolo di primaria importanza per la salute fisica e mentale sia dell’individuo che della collettività[1].
Nel 1974 il friluftsliv è stato inserito per la prima volta nel curriculum scolastico norvegese come attività specifica all'interno del programma di educazione fisica, proprio per distinguerlo dagli aspetti competitivi tipici dell’attività sportiva, con l’obiettivo non solo di contribuire allo sviluppo fisico del soggetto, ma anche al benessere individuale e allo sviluppo personale dell’allievo[2]. Ad oggi, nel curriculum della scuola norvegese il tempo dedicato al friluftsliv è indice della rilevanza data a queste attività già dagli anni della scuola primaria e fino a tutta la secondaria superiore, come riportato in tabella[3]: