L’alterazione verso l’eccesso della glicemia costituisce uno dei fattori che concorrono alla diagnosi di uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare al giorno d’oggi: la sindrome metabolica. Classicamente si definisce sindrome metabolica la compresenza di 3 fattori di rischio su 5: ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, diabete di tipo 2, ipertensione, obesità viscerale. Risulta evidente come il controllo dei valori glicemici sia uno dei cardini della prevenzione oggi. In caso di alterazione verso l’eccesso della glicemia, che può preludere all’instaurarsi della patologia diabetica vera e propria, le piante officinali costituiscono una possibilità di intervento sempre più oggetto di studio da parte della comunità scientifica.
La gestione dei valori glicemici ci porta inevitabilmente a parlare dell’attività endocrina del pancreas. Il pancreas, oltre a secernere enzimi idrolitici nel duodeno per promuovere la digestione dei nutrienti, è deputato alla secrezione di insulina e glucagone. Il glucagone tende a rialzare il livello di glucosio, stimolandone la sintesi dal glicogeno depositato nel fegato e dagli amminoacidi glucogenici, sempre presenti nel fegato. Il glucagone stimola anche l’idrolisi dei trigliceridi in acidi grassi liberi. Tali processi sono favoriti dalla presenza di adrenalina e cortisolo, che rinforzano l’azione del glucagone. Una bassa concentrazione plasmatica di glucosio induce il pancreas a secernere glucagone. L’insulina ha un’azione opposta a quella del glucagone, ovvero stimola la rimozione del glucosio dal sangue, indirizzandolo verso muscoli e tessuti adiposi. Nei muscoli il glucosio è utilizzato per fini energetici o immagazzinato sotto forma di glicogeno; nel tessuto adiposo è trasformato in trigliceridi. In particolare l’insulina agisce sul metabolismo lipidico inibendo la lipolisi del tessuto adiposo, stimolando il catabolismo delle lipoproteine ricche in trigliceridi e aumentando la sintesi dei trigliceridi a livello del fegato e del tessuto adiposo. Questo insieme di alterazioni lipidiche contribuisce in modo significativo alle complicanze arteriopatiche del soggetto diabetico.
La forma di diabete che riguarda la sindrome metabolica viene classificata come diabete di tipo 2 (variabile da diabete con prevalente insulino-resistenza a diabete con prevalente difetto di secrezione insulinica con o senza insulino-resistenza).
Le principali complicazioni correlate al diabete di tipo 2 sono un aumentato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, vascolari periferiche e cerebrovascolari, con manifestazioni simili alla malattia arteriosclerotica. A lungo termine si possono verificare retinopatie con cecità potenziale, nefropatie con rischio di insufficienza renale, neuropatie periferiche con rischio di ulcere alle estremità inferiori, disfunzioni autonomiche con coinvolgimento dell’apparato gastrointestinale, genitourinario e cardiovascolare.
Veniamo ora alle piante officinali la cui azione è stata riconosciuta di comprovata efficacia nella gestione dell’iperglicemia e del diabete. Ne abbiamo scelte quattro in particolare: il Fieno greco, il Basilico sacro (Ocimum tenuiflorum L., anche noto come Tulsi), la Gymnema e la Cipolla.
Fieno greco: l’estratto dei semi è in grado di ridurre in modo significativo i livelli ematici di glucosio dopo i pasti o dopo somministrazione di glucosio. La pianta sembra in grado di aumentare il numero di cellule beta e il diametro delle cellule degli isolotti pancreatici. Risultano ridotte iperglicemia e glicosuria. Il Fieno greco ha inoltre dimostrato capacità di riduzione del colesterolo e dei trigliceridi. Migliora altresì la tolleranza al glucosio in soggetti con diabete di tipo 1 e lo zucchero nel sangue a digiuno. Trova impiego come ipocolesterolemizzante, ipoglicemizzante, antiossidante ed è utilizzato come ricostituente, carminativo, emmenagogo, galattogogo, diuretico nella medicina tradizionale.
Tulsi: gli estratti di foglie di Tulsi sono in grado di ridurre la velocità e il livello di glucosio ematico postprandiale e i livelli di colesterolo sierico in soggetti con diabete mellito non insulino dipendenti. Risulta diminuito anche il livello di glucosio nelle urine e si assiste ad una lieve diminuzione del colesterolo totale. Il Tulsi è in grado di ridurre l’insulina plasmatica e l’insulinoresistenza, con importanti conseguenze sulla normalizzazione del profilo lipidico del soggetto, sulla riduzione del peso corporeo e del BMI (Body Mass Index). È quindi utilizzato come ipoglicemizzante, ipocolesterolemizzante, ipotrigliceridemizzante, antiossidante.
Cipolla: esercita la sua attività indipendentemente dalla forma di somministrazione (estratto, succo, polvere della pianta congelata ed essiccata olio essenziale). La somministrazione di 100 g/die di fette di cipolla in soggetti affetti da diabete di tipo 1 e 2 ha significativamente ridotto la velocità di aumento dei livelli di glucosio nel sangue sia in caso di soggetti con diabete di tipo 1 che di tipo 2 e riduzione dell’iperglicemia indotta. Oltre all’azione antiiperglicemica, la cipolla è in grado di diminuire il livello di colesterolo serico e di colesterolo LDL, senza interferire con i valori di colesterolo HDL. L’importante azione antiossidante della cipolla risulta altresì interessante per contrastare lo stress ossidativo generato dall’iperglicemia e per contrastare la resistenza insulinica.
Gymnema silvestre, foglie: esercita un’importante azione antiobesità e antidiabetica, dimostrata clinicamente. La sua somministrazione determina una significativa riduzione del glucosio nel plasma e dei livelli di emoglobina glicata, nonché un aumento dell’insulina plasmatica e del glicogeno muscolare ed epatico. Risulta aumentata la secrezione di insulina, insieme ad una direzione dell’assorbimento intestinale ed ematico del glucosio. L’estratto di Gymnema si è dimostrato efficace anche nel ridurre il livello di glucosio post prandiale e l’emoglobina glicata in soggetti con diabete di tipo 2. I preparati acquosi sono in grado di bloccare la percezione dolce dello zucchero (e quindi di ridurne l’assunzione). La pianta sembra non produrre alterazioni della glicemia in soggetti sani.
Pur nell’esiguità di questo articolo, risulta evidente uno dei tratti più affascinanti dell’approccio fitoterapico: la sinergia del fitocomplesso. Prendendo in esame l’attività delle piante trattate emerge chiaramente come il risultato non si manifesti esclusivamente a livello dei valori glicemici, ma sempre con un insieme di attività sinergiche utili nel migliorare il quadro della sindrome metabolica. Ecco che accanto alla riduzione della glicemia troviamo l’azione ipocolesterolemizzante o lo studio che ne dimostra la validità di impiego per contrastare il sovrappeso. Il fitocomplesso di per sé rappresenta a livello microcosmico quel modello di visione olistica verso cui la naturopatia è orientata.
Bibliografia:
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