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Immagine del redattoreValentina Ganz

Sindrome dell'intestino (colon) irritabile: il trattamento naturale con alimentazione e fitoterapia

Intestino irritabile: come si diagnostica

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Quando l'intestino è infiammato

Colpisce dal 5 al 10% della popolazione mondiale, con una netta prevalenza fra le donne: è la sindrome dell’intestino irritabile (SII, spesso nota con l'acronimo inglese IBS, irritable bowel sindrome), uno dei disturbi più comuni relativi all’interazione fra cervello e intestino. La diagnosi viene spesso effettuata dal medico per esclusione, dopo aver scartato l’esistenza di patologie organiche come la celiachia, la malattia diverticolare o le malattie infiammatorie croniche intestinali. Spesso la persona che incontro nel mio studio di naturopatia e che soffre di SII è disorientata: gli esami ematici non hanno evidenziato variazioni di rilievo, ecografie e colonscopie hanno dato risultati rasserenanti e il medico ha dato una diagnosi chiara di intestino irritabile. Restano però i sintomi nella loro preponderanza e spesso anche la difficoltà nel capire cosa mangiare e con quali rimedi naturali aiutarsi. I probiotici fanno bene o no? La pasta mi gonfia, ma perché, se non soffro di celiachia? Quali verdure posso mangiare? Il caffè mi farà davvero male? E le verdure?


Sindrome dell'intestino irritabile: i sintomi

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Quali sono i sintomi della colite?

Partiamo dai sintomi: i criteri per la definizione della SII sono cambiati negli anni, a oggi possiamo descriverla come un dolore addominale ricorrente in modo cronico, associato a modificazione delle abitudini intestinali, in assenza di malattie organiche rilevabili. Possiamo quindi avere prevalenza di stipsi, prevalenza di diarrea, alternanza fra le due. Spesso sono presenti modificazioni del microbiota e disbiosi, con processi fermentativi che peggiorano i sintomi; nel tempo la disbiosi può portare anche aumento della permeabilità intestinale.

Alla dismobilità intestinale, dove gli spasmi possono essere di intensità davvero notevole, si associa un aumento della sensibilità intestinale e della percezione del dolore viscerale. Nella maggioranza delle persone i sintomi sono lievi o moderati, ma per un numero inferiore, eppure significativo, si tratta di una sofferenza debilitante. Condizioni di comorbilità sono considerate oggi anche l’ansia e la depressione, non a caso abbiamo definito la SII come un disturbo dell’interazione fra cervello e intestino. Da questo punto di vista, non possiamo prescindere dalla considerazione della componente psicosomatica della sindrome e dalla considerazione del vissuto emotivo e mentale che la persona sta attraversando. Non trascuriamo poi come la SII sia essa stessa spesso motivo di ansia, che può portare ad un’eccessiva allerta verso il sintomo fisico o a comportamenti evitanti, con rinuncia ad eventi in cui si potrebbe avere bisogno di un bagno, non sempre a pronta disposizione.


Chi cura l'intestino/colon irritabile?

Nonostante decenni di sforzi da parte dell’industria farmaceutica per identificare una terapia efficace nel trattamento della SII, non è stato identificato un trattamento soddisfacente, a causa sia di un basso profilo di efficacia, sia dei possibili gravi effetti collaterali connessi all’uso dei farmaci identificati come possibilmente utili (Camilleri M., 2021). L’efficacia di molti farmaci per la SII in fase 3 di trial generalmente non ha superato il 10% rispetto al placebo. È stato quindi necessario ripensare la modalità di intervento sulla SII nella direzione dell’integrazione di approcci differenti, come la cura dell’alimentazione, l’uso della fitoterapia, l’intervento sulla modulazione del microbiota, l’educazione a tecniche di rilassamento, l’uso della mindfulness, la psicoterapia.

Ritorno quindi ad uno dei concetti che inevitabilmente mi ritrovo a ripetere ad ogni articolo: l’intervento non può che essere personalizzato e parte necessariamente da un colloquio approfondito sulla vita e le abitudini della persona. Un ascolto attento è il punto di partenza per capire come costruire quell’architettura di rimedi e tecniche che porteranno gradualmente la persona verso il benessere. Vediamo ora quali elementi vanno presi in considerazione.


Colon irritabile: cosa mangiare.

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La dieta per l'intestino irritabile

Accorgimenti alimentari: riuscire a capire cosa mangiare è uno degli aspetti che destabilizza maggiormente la persona affetta da SII. È riconosciuta l’efficacia di un’alimentazione low FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi fermentabili e polioli), zuccheri che in persone sensibili creano problemi intestinali. L’eliminazione dei FODMAP per alcune settimane permette di osservare una riduzione dei sintomi tipici della SII nel 75% dei casi. Si tratta però di un’alimentazione piuttosto restrittiva, che non può essere portata avanti a lungo in modo rigido; dopo qualche tempo si cerca il più possibile di reintrodurre gli alimenti e di verificarne la tollerabilità. Del resto, una persona può essere più sensibile ad alcuni cibi ricchi in FODMAP e meno ad altri, io consiglio sempre di tenere un diario per capire cosa effettivamente ci crea problemi e cosa no.

In generale, una dieta low FODMAP esclude:

Lattosio: latte, formaggi, yogurt, alimenti additivati di lattosio

Fruttosio: ananas, anguria, ciliegie, mango, mele, pere, pesche, frutta in scatola, frutta essiccata, succhi di frutta, asparagi, carciofi, miele, sciroppo di agave, dolcificanti, ketchup e simili salse

Fruttani: anguria, cachi, mele, pesche bianche, pistacchi, aglio, asparagi, barbabietole, broccoli, carciofi, cavoli, cicoria, cipolle, finocchi, piselli, porri, radicchio, scalogno, ceci, fagioli, lenticchie, grano, segale, alimenti con inulina aggiunta

Polialcoli: presenti negli alimenti senza zucchero e nei funghi

Galattani: legumi

In base alla condizione della persona, io suggerisco talvolta una versione meno restrittiva, che parte dal togliere i principali indiziati che scatenano frequentemente l’infiammazione intestinale, per poi valutare la risposta della persona. L’alimentazione low FODMAP di per sé non tiene conto dell’indice glicemico e del potere infiammatorio di altri cibi (come quelli ricchi di istamina o istamino liberatori), va quindi integrata con ulteriori indicazioni, in base alla situazione soggettiva della persona.


Il microbiota intestinale.

Cura del microbiota: intendiamo per microbiota quell’insieme di migliaia di miliardi di funghi, batteri e virus che abitano il nostro intero tratto gastrointestinale, il cui patrimonio genetico costituisce il microbioma. Si tratta di un insieme dinamico, soggetto a mutamenti durante il corso della vita, particolarmente sensibile allo stress, la cui diversa composizione è responsabile del nostro orientamento verso la salute. Molto del microbiota/microbioma è ancora inspiegato e oggetto di studi, anche se il suo ruolo cardinale è riconosciuto ampiamente. Squilibri nel microbiota sono spesso associati a SII; la correzione dell’alimentazione, l’uso oculato di specifici probiotici e di estratti di piante (spesso sotto forma di oli essenziali microincapsulati) sono i principali strumenti di riequilibrio a nostra disposizione.


E se fosse SIBO?

Mi capita che i clienti mi raccontino come siano stati peggio dopo aver assunto probiotici generici e in elevata quantità, un po’ il classico prodotto che prenderemmo se avessimo episodi di diarrea in viaggio. Nel caso in cui i sintomi da SII peggiorino in seguito ad assunzione di probiotici, si tratta probabilmente di SIBO (small intestinal bacterial overgrowth, iperproliferazione dei batteri dell’intestino tenue). I sintomi sono molto simili a quelli della SII, anche se un fattore di orientamento resto il gonfiore addominale, qualsiasi cosa si mangi. Una bassa acidità gastrica (anche conseguente ad uso necessario di inibitori di pompa protonica), intolleranze alimentari (come quella frequentissima ai latticini), invecchiamento e assenza di attività fisica, consumo di alcool anche moderato (2 bicchieri al giorno), sono fra le cause più frequenti di questa condizione, particolarmente recidivante, il cui problema fondamentale resta la fermentazione. Anche qui si interverrà sinergicamente con correzione dell’alimentazione, specifici probiotici in basso dosaggio, oli essenziali microincapsulati per intervenire sull’iperproliferazione batterica (Chiodi di Garofano, Cannella, Timo, Menta, a seconda della presentazione dei disturbi e in base al quadro della persona, non tutti infatti possono assumere liberamente oli essenziali, seppur microincapsulati).


Colite e permeabilità intestinale.

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Leaky gut syndrome e IBS

L’alterazione disordinata del microbiota, spesso correlata a stress, alimentazione errata, uso eccessivo di alcool, utilizzo di alcuni farmaci, può nel tempo compromettere la funzione barriera dell’intestino, portando ad una condizione di aumentata permeabilità intestinale. L’iperpermeabilità intestinale può permette a sostanze tossiche di passare attraverso le giunzioni dell’epitelio intestinale e di raggiungere così il torrente sanguigno e i diversi organi, con possibili complicazioni anche a livello della risposta immunitaria della persona. L’aumento della permeabilità intestinale è associato a SII, malattie infiammatorie croniche intestinali, ma anche diabete di tipo 1, obesità, insufficienza cardiaca cronica, steatosi epatica ed epatopatia non dipendenti da alcool. Nel ripristino dell’integrità della funzione barriera dell’intestino sono utili le indicazioni dietetiche low fodmap di cui abbiamo parlato, il ricorso a probiotici (come Lactobacillus rhamnosus GG, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus Plantarum, Bifidobacterium infantis, Bifidobacterium animalis lactis BB-12, Escherichia coli Nissle 1917), l’integrazione di vitamina D e l’utilizzo di estratti vegetali, come i polifenoli quercetina, berberina e curcumina.


Intestino irritabile: cosa prendere.

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Imparare a gestire lo stress nel trattamento della SII

La fitoterapia è generosa nell’offrirci risorse per ridurre i sintomi della SII. Tensione addominale, meteorismo, borborigmi tipici della SII possono trovare rimedio nell’uso di piante cosiddette carminative, che aiutano ad eliminare il gas stagnante nell’apparato gastroenterico. In particolare Anice, Finocchio, Cumino sono utili per la comune attività antimeteorica, antispasmodica e antidispeptica. Talvolta si trovano associati insieme, in tisana o in tintura (gocce), le due forme estrattive più sicure e tollerate; si possono poi utilizzare anche i rispettivi oli essenziali, dietro indicazione di esperto. Non tutti tollerano gli oli essenziali e si possono fare dei danni se utilizzati a sproposito, io consiglio comunque di utilizzarli in formulazioni già pronte (tipo capsule). Sempre sul tema degli oli essenziali, molto utile è il ricorso all’olio essenziale di Menta, disponibile in capsule, oggetto di numerosi studi da più di 50 anni. In particolare, l’OE di Menta contiene L-mentolo, in grado di bloccare i canali del calcio nella muscolatura liscia, determinando un effetto antispasmodico sul tratto gastrointestinale, sicuro ed efficace nel ridurre il dolore e gli spasmi addominali tipici della SII. Nello specifico, l’OE di Menta agisce anche come carminativo, contrastando così la flatulenza, spesso presente. L’OE di Menta possiede inoltre proprietà antimicrobiche, analgesiche, antinfiammatorie e immunomodulanti, tutte molto significative nella gestione integrata dell’SII.


Colite da stress: come trattarla.

In conclusione, ritorniamo alla definizione di SII come disturbo dell’interazione fra cervello e intestino: un intervento naturopatico non potrà non tenere conto dell’importanza di agire anche sulla componente nervosa della SII, spesso causa primaria di tutto lo scompenso, tema che richiede una trattazione ben più ampia in altra sede. Possono essere utili le piante adattogene, in particolare Rodiola e Withania (rimando all’articolo specifico per approfondimento), le piante di supporto al tono dell’umore, come Iperico o Zafferano, oppure piante più orientate ad un’azione ansiolitica, come Melissa e Passiflora. Quest’ultima nello specifico presenta un’interessante azione di distensione addominale, grazie all’effetto spasmolitico dei flavonoidi in essa contenuti, mentre al contempo agisce sulla modulazione dello stress emotivo connesso alla tensione nervosa. Le preparazioni più indicate sono quelle in tintura e in estratto secco titolato. Nel trattamento della componente ansiosa collegata alla SII trovo molto utile anche la riflessologia plantare, che ha come target principale proprio il sistema nervoso. Non dimentichiamo poi come altre tecniche e professionalità complementari (psicoterapia, mindfulness, osteopatia…) possano fare la differenza nel favorire un recupero completo e duraturo dell’equilibrio intestinale e del benessere generale.

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Riflessologia plantare per il trattamento dell'IBS

Ma quali rimedi sono quelli indicati per me? Possiamo capirlo insieme. Ascoltare le parole usate per descrivere i propri sintomi, le immagini evocate, i gesti che involontariamente accompagnano il racconto di sé fa parte della mia professione di naturopata e sono per me l’elemento chiave per capire quali piante, quali estratti, quali tecniche suggerirti per tornare a stare bene.

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Bibliografia.

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